No, la pizza non si taglia a spicchi

No, la pizza non si taglia a spicchi
Velina

Quando la scienza si occupa di cibo sono sempre dolori. Per esempio da oggi tutto quello che sapete sulla pizza è sbagliato. O per lo meno quello che sapete o avete sempre creduto di sapere sul suo "taglio".

Dimenticate i tranci e gli spicchi, la pizza si divide secondo un complesso ma preciso modello geometrico, elaborato da due baldanzosi giovani scienziati, probabilmente in prolungata astinenza sessuale, appassionati di cucina (e di pizza evidentemente), Joel Haddley e Stephen Worsley.


Tra una provetta e un microscopio, si sono cimentati nello studio di una suddivisione millimetrica del cerchio più amato del mondo e hanno via via elaborato la loro, diciamo, "tecnica".

Si parte dividendo la pizza in dodici parti identiche: sei fette partendo la centro verso il cornicione e sei dal cornicione verso il centro.
(E' più complesso a dirsi che a farsi per cui siete pregati di guardare l'immagine sottostante!)


Da dodici all'infinito, quindi, è un attitmo.
Infatti, geometricamente parlando, un cerchio diviso in quelle dodici parti può essere poi suddiviso in tasselli più piccoli per un numero infinito di volte.
Basta seguire sempre la stessa regola: fare tagli in un numero dispari di latiseguendo lo schema usato in precedenza (dall’interno verso l’esterno e viceversa).


Ora, per quanto la nostra fame di pizza sia paragonabile più o meno all'infinito, non vedo come possa portare giovamento al nostro sistema alimentare.
Al massimo può essere utile o addirittura nociva al nostro sistema neuro-psichico, sottoposto agli effetti psichedelici di tale taglio.

Noi siamo per la pizza alla vecchia e rude maniera, magari anche a portafoglio.
Siete con noi?
 
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