A chi danno fastidio e che male fanno gli Home Restaurant?

A chi danno fastidio e che male fanno gli Home Restaurant? Velina
L’home restaurant ormai ha conquistato una fetta di economia (della crisi) e un’altra della narrazione gastronomica quotidiana. Qualcuno ci ha preso la mano, qualcun’altro ci ha tirato su uno stipendio e i ristoratori, come i poliziotti nei film anni 70, si incazzano.
La prospettiva della pietra tombale sull’argomento arriva dalle rigide limitazioni apposte dal parlamento. Il testo unificato della proposta di legge non lascia molto dubbi e segna un ulteriore sbarramento ad un settore sempre più centrale nel mondo moderno dello sharing economy.
Ma il fuoco di speranza alla luce delle ultime dichiarazioni sembra affievolirsi sempre di più, a beneficio di categorie che certamente temono lo sviluppo di questo settore per via del presunto danno economico che potrebbe procurare agli innumerevoli ristoratori delle varie zone d’Italia.
Ma cerchiamo di fare chiarezza, aiutandoci con alcuni elementi inviatici dall’ufficio stampa di www.bed-and-breakfast.it: l’home restaurant può essere considerata un’attività concorrente? Si, ma a un certo livello e sicuramente del tutto non sleale se ci si basa sul concetto di libera concorrenza. Anche perché bloccare la concorrenza per legge eÌ? un limite e un danno allo sviluppo economico del Paese, oltre che un atto contro i principi di libera concorrenza contenuti nella Legge che disciplina le attività economiche.
Quali sono le pesanti limitazioni di cui stiamo parlando? Prima fra tutte quella che scoraggia maggiormente è la modalità di acquisizione dei pagamenti, da effettuare in anticipo e solo ed esclusivamente mediante forma elettronica ed apposite piattaforme web sviluppate ad hoc. Ciò impedisce l’utilizzo dei social network, aspetto di fondamentale importanza per quanto riguarda la promozione e il concetto di marketing al passo con i tempi.
Proseguendo troviamo un misero numero di coperti annui consentiti, circa 1,3 al giorno, ed il tetto massimo annuale di 5000 euro lordi, nonché il divieto di esercitazione per alcune categorie, primi fra tutti i gestori di B&B, di cui però il 30% sarebbe molto lieto di poter attivare l’attività di Home Restaurant all’interno del proprio esercizio, offrendo ai propri clienti anche i piatti tipici del luogo oltre che il semplice alloggio.
Insomma questo pare proprio lo specchio di una fase di stallo economica che non ha mai il coraggio di cambiare passo e guardare in altre direzioni, incancrenita da interessi e modi di pensare antiquati.
Secondo Giamattista Scivoletto - amministratore del sito www.bed-and-breakfast.it, piattaforma con più di 16.000 B&B affiliati, fondatore del portale HomeRestaurant.com, con già 8500 iscritti da tutto il mondo, e coordinatore da mesi di un gruppo di studio sull'Home Restaurant con 2000 iscritti, non resta che confidare nell’autorità garante della concorrenza e del mercato, nella speranza che indichi il suo parere prima del voto finale in aula e apra le porte a nuove prospettive di dialogo.
Sulla base della legge che disciplina le attività economiche, prevedendo che "Comuni, Province, Regioni e Stato, adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui l'iniziativa e l'attività economica privata sono libere ed eÌ? permesso tutto ciò che non eÌ? espressamente vietato dalla legge nei soli casi di:
a) vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali;
b) contrasto con i principi fondamentali della Costituzione;
c) danno alla sicurezza, alla libertaÌ?, alla dignità umana e contrasto con l'utilità sociale;
d) disposizioni indispensabili per la protezione della salute umana, la conservazione delle specie animali e vegetali, dell'ambiente, del paesaggio e del patrimonio culturale;
e) disposizioni relative alle attività di raccolta di giochi pubblici ovvero che comunque comportano effetti sulla finanza pubblica".
Tutte cose che non intaccano l’aspetto relativo agli Home Restaurant, che ricorda sempre Giambattista Scivoletto, per pubblico esercizio si intende, ai sensi della legge italiana, un locale aperto al pubblico in cui si svolga un'attività di impresa avente come oggetto la prestazione di servizi al pubblico. Pertanto noi così come coloro che sono seduti in parlamento, sappiamo benissimo che casa propria non eÌ? accessibile pubblicamente; “la porta non eÌ? aperta a chiunque, ma eÌ? sempre ben chiusa a chiave. Ne consegue banalmente che non eÌ? un "Pubblico esercizio" e non deve sottostare ai controlli che tali esercizi necessitano per operare.”
Quindi il piatto nostrano della nonna all’interno di un accogliente clima familiare è condannato al fallimento? Qual è la vostra posizione? E soprattutto siete utilizzatori degli Home Restaurant?
La prospettiva della pietra tombale sull’argomento arriva dalle rigide limitazioni apposte dal parlamento. Il testo unificato della proposta di legge non lascia molto dubbi e segna un ulteriore sbarramento ad un settore sempre più centrale nel mondo moderno dello sharing economy.
Ma il fuoco di speranza alla luce delle ultime dichiarazioni sembra affievolirsi sempre di più, a beneficio di categorie che certamente temono lo sviluppo di questo settore per via del presunto danno economico che potrebbe procurare agli innumerevoli ristoratori delle varie zone d’Italia.
Ma cerchiamo di fare chiarezza, aiutandoci con alcuni elementi inviatici dall’ufficio stampa di www.bed-and-breakfast.it: l’home restaurant può essere considerata un’attività concorrente? Si, ma a un certo livello e sicuramente del tutto non sleale se ci si basa sul concetto di libera concorrenza. Anche perché bloccare la concorrenza per legge eÌ? un limite e un danno allo sviluppo economico del Paese, oltre che un atto contro i principi di libera concorrenza contenuti nella Legge che disciplina le attività economiche.
Quali sono le pesanti limitazioni di cui stiamo parlando? Prima fra tutte quella che scoraggia maggiormente è la modalità di acquisizione dei pagamenti, da effettuare in anticipo e solo ed esclusivamente mediante forma elettronica ed apposite piattaforme web sviluppate ad hoc. Ciò impedisce l’utilizzo dei social network, aspetto di fondamentale importanza per quanto riguarda la promozione e il concetto di marketing al passo con i tempi.
Proseguendo troviamo un misero numero di coperti annui consentiti, circa 1,3 al giorno, ed il tetto massimo annuale di 5000 euro lordi, nonché il divieto di esercitazione per alcune categorie, primi fra tutti i gestori di B&B, di cui però il 30% sarebbe molto lieto di poter attivare l’attività di Home Restaurant all’interno del proprio esercizio, offrendo ai propri clienti anche i piatti tipici del luogo oltre che il semplice alloggio.
Insomma questo pare proprio lo specchio di una fase di stallo economica che non ha mai il coraggio di cambiare passo e guardare in altre direzioni, incancrenita da interessi e modi di pensare antiquati.
Secondo Giamattista Scivoletto - amministratore del sito www.bed-and-breakfast.it, piattaforma con più di 16.000 B&B affiliati, fondatore del portale HomeRestaurant.com, con già 8500 iscritti da tutto il mondo, e coordinatore da mesi di un gruppo di studio sull'Home Restaurant con 2000 iscritti, non resta che confidare nell’autorità garante della concorrenza e del mercato, nella speranza che indichi il suo parere prima del voto finale in aula e apra le porte a nuove prospettive di dialogo.
Sulla base della legge che disciplina le attività economiche, prevedendo che "Comuni, Province, Regioni e Stato, adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui l'iniziativa e l'attività economica privata sono libere ed eÌ? permesso tutto ciò che non eÌ? espressamente vietato dalla legge nei soli casi di:
a) vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali;
b) contrasto con i principi fondamentali della Costituzione;
c) danno alla sicurezza, alla libertaÌ?, alla dignità umana e contrasto con l'utilità sociale;
d) disposizioni indispensabili per la protezione della salute umana, la conservazione delle specie animali e vegetali, dell'ambiente, del paesaggio e del patrimonio culturale;
e) disposizioni relative alle attività di raccolta di giochi pubblici ovvero che comunque comportano effetti sulla finanza pubblica".
Tutte cose che non intaccano l’aspetto relativo agli Home Restaurant, che ricorda sempre Giambattista Scivoletto, per pubblico esercizio si intende, ai sensi della legge italiana, un locale aperto al pubblico in cui si svolga un'attività di impresa avente come oggetto la prestazione di servizi al pubblico. Pertanto noi così come coloro che sono seduti in parlamento, sappiamo benissimo che casa propria non eÌ? accessibile pubblicamente; “la porta non eÌ? aperta a chiunque, ma eÌ? sempre ben chiusa a chiave. Ne consegue banalmente che non eÌ? un "Pubblico esercizio" e non deve sottostare ai controlli che tali esercizi necessitano per operare.”
Quindi il piatto nostrano della nonna all’interno di un accogliente clima familiare è condannato al fallimento? Qual è la vostra posizione? E soprattutto siete utilizzatori degli Home Restaurant?
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