Solo per noi Luini è molto sopravvalutato?

Solo per noi Luini è molto sopravvalutato?
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Diciamocelo: l’enorme successo dei panzerotti di Luini è uno dei segreti meglio custoditi di Milano.

In pieno centro, in un vicolo all'ombra della Rinascente (coperto con delle installazioni durante Expo), dal 1888 troneggia questo forno che ha trovato la sua vera ragione d’essere nell’immediato dopoguerra, quando Giuseppina Luini rilevò l'attività e per attenuare la lontananza dalla natia Puglia decise di proporre anche sotto le guglie del duomo il tipico Panzerotto delle sue parti.

Da allora una cavalcata impressionante che è passata indenne ai secoli, alle mode, agli anni di piombo e alla Milano da bere per arrivare alle infinite code dei giorni nostri, osservate e coordinate da buttafuori manco fossimo all'entrata di una discoteca, quando le discoteche tiravano.

Un successo misterioso per un prodotto che ovviamente non è tipicamente milanese, ma neppure qualitativamente (a detta di nativi, esigenti e palati altamente allenati alla specialità) al livello di quello che si può ordinare nel peggiore forno di Bari vecchia. E nella migliore Milano di oggi, dove i panzerottari non scarseggiano assolutamente.

D'altronde la storia ha un peso e Luini è ancora lo street food più popolare di Milano, forse l’unico che non necessità di locali ricercati e ardite strategie di comunicazione, con tutti ben felici di consumare velocemente e in piedi mettendo ad alto repentaglio l'immacolata pulizia dei propri abiti. 
 
Le code, perenni nel weekend, non consentono di ordinare le diverse varianti nel menù (mozzarella, pomodoro, prosciutto, acciughe, varie ed eventuali), a loro volta suddivise tra panzerotti al forno e fritti (siamo seri, solo il secondo merita di chiamarsi panzerotto), ma obbligano a ripiegare sull'ordinazione dei ripieni non ancora sbranati da un'orda di clienti famelici che invece amano poco la variante dolce, anch'essa proposta.

Forse il segreto sta tutto nella frase carpita a una passante locale che spiegava le code a un amico in visita: «Questo è Luini, un must di Milano!». Come dire, Luini non si discute, ci si va e basta, non rompete i coglioni. E magari ci si convince anche che sia un’esperienza gastronomicamente irripetibile, con annesso guano dei piccioni. 

Va bene così, però se esiste lì fuori una maggioranza silenziosa, o uno sparuto fatevi sentire. Possibile che lo adoriate tutti senza alcun dubbio?
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