Anche i grandi chef mangiano hamburger

Anche i grandi chef mangiano hamburger
di La redazione
Velina

Se pensavate che i grandi Chef si nutrissero solo di lievito madre e bacche di Goji, vi sbagliate. Anche loro, come noi, adorano il cibo grasso, laido e cattivo. O meglio, non proprio, i grandi chef preferiscono un hamburger “Fast good”..

Sia chiaro, non stiamo parlando di un rinnovamento della politica aziendale di McDonald’s, ma di qualcosa di diverso, queste catene salutiste puntano infatti su un cibo definibile migliore, composto da ingredienti freschi, impiego ridotto di surgelati e massima trasparenza sulle materie prime utilizzate. 

Ma ce ne parlano meglio alcuni dei più famosi chef al mondo, che hanno rivelato ed elencato le loro catene di fast good preferite all’agenzia di stampa americana Bloomberg.

Massimo Bottura dell’Osteria Francescana di Modena
C
onsiglia Shake Shack, piccola catena di hamburgerie inaugurata nel 2000 da Danny Mayer, uno dei principali ristoratori di New York, con il primo punto vendita nel Madison Square Park. Bottura per lui ha ideato anche un panino che ogni tanto riappare nel menù, l’Emilia Burger. 
La chiave vincente secondo lo chef? Ovviamente la scelta degli ingredienti: la carne, le salse e il pane. 

Joan Roca -  El Celler de Can Roca, Girona, Spagna
Ci parla invece di Beefsteak, un progetto di franchising che a dispetto del nome è un fast-food vegetariano, realizzato da José Andrés, chef nato in Spagna, ormai cittadino americano e proprietario di un famoso ristorante di cucina spagnola a Washington. Perché le verdure possono essere gustose tanto quanto la carne.

Heston Blumenthal -  Fat Duck, Bray, Inghilterra
Propone Five Guys, catena fondata nel 1986 da cinque ragazzi in Virginia, ed in rapida espansione, oggi conta infatti più 1.000 ristoranti, distribuiti tra America e Canada.
Personale cortese e rigorosamente informato su ingredienti e portate
Una curiosità? Barack Obama adora i loro cheeseburger con senape.

Daniel Boulud di Daniel, New York
Frequenta spesso Le Pain Quotidien, catena di panetterie inaugurata nel 1990 a Bruxelles da Alain Coumont, suo ex collaboratore, che oggi ha punti vendita in una ventina di città del mondo, Parigi, Tokyo, New York (nessuno in Italia, purtroppo). Un’atmosfera rilassata e intima, cibo tutto biologico e delizioso. Una vera e propria bottega aperta da colazione a cena.
Da provare! 

Hélène Darroze - Londra, Parigi, Mosca
Sceglie Shake Shack come Massimo Bottura. Oltre alla bontà degli ingredienti, la chef ha confessato di apprezzare molto la clientela internazionale e i gourmet di questa mini catena americana.

Danny Meyer - Gramercy Tavern, New York.
A Danny piace molto Popeyes, catena nata nel 1972 a Baton Rouge, in Louisiana e specializzata in pollo, fritto, arrosto, o grigliato. Il piatto che preferisce, di questo good food, si chiama Dirty rice. Inoltre si è dichiarato anche un fan di Chipotle, catena americana di ristoranti specializzati in cibo messicano, di Chipotle Meyer ama la ricca insalata di pollo, con fagioli, formaggio, coriandolo e salsa piccante.

Clare Smyth ex Gordon Ramsay, Londra
Le preferenze della prima chef donna inglese a conquistare tre stelle Michelin vanno alla catena PizzaExpress, fondata nel 1965 e presente con oltre 400 ristoranti nel solo Regno Unito, e almeno 40 sparsi nel resto del mondo.

Gastón Acurio - Astrid y Gastón, Lima
Il fast food preferito da Gastón, è  La Lucha Sanguchería, catena di locali nata a Lima, specializzata in panini imbottiti con carni cucinate alla maniera tipica peruviana, e conditi con marinature e salse particolari.

José Andrés - Minibar, Washington D.C. 
Pans & Co è il fast-food preferito da Josè Andrés, un franchising di paninoteche popolare in Spagna, ma presente anche in Italia, che punta tutto sulle proposte vegetariane.

Wolfgang Puck - Spago, Beverly Hills
Il cuoco ufficiale per la cena di gala che segue l’assegnazione dei premi Oscar, preferisce In-N-Out Burger, probabilmente la più famosa catena di hamburgerie sulla costa occidentale americana. 
Molto apprezzate le infinite combinazioni offerte dal menù.

E siamo giunti alla fine di questo succulento elenco che ci insegna una cosa importante, i fast food non
sono tutti uguali e non per forza siamo costretti a rinunciare alla qualità quando il piatto piange.   
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